Ariano Irpino
Dal XIII secolo, ad Ariano è attiva una vera e propria corporazione di “figulai”. Gli abilissimi artigiani lavoravano e morivano nelle caverne ricavate dalla roccia di tufo e argilla. Intorno al 1421, Francesco Sforza, conte di Ariano e futuro duca di Milano, portò in città dei maestri faentini, per dare nuovo impulso alle manifatture locali. Nel XIV secolo la produzione di ceramiche artistiche si lega al nome di tre maestri: Giovanni de Paulo de Milotta (o Bilotta), Vincenzo de Vitto e Vincenzo Marraffino. Ancora per tutto il Seicento risulta egemone nella produzione locale la famiglia dei Bilotta. Dal catasto napoleonico del 1813 veniamo a sapere che, a quel tempo, i ceramisti del paese superano ancora le venti unità. I successivi disastri naturali, che a poco a poco sgretolano la collina delle fornaci, contribuirono ad accelerare la crisi e la decadenza dell’artigianato ceramico, che ebbe una grave battuta di arresto alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso.
Alla fine degli anni Sessanta l’attività è stata ripresa con risultati significativi in campo nazionale e internazionale, con gli artigiani arianesi che hanno riproposto l’antica produzione degli “oggetti solari di Ariano”, come sono stati definiti, creazioni dove un nuovo linguaggio ha saputo mescolarsi in modo adeguato con gli antichi saperi: dalle acquasantiere alle caponate, dalle mattonelle votive alle fiasche antropomorfe e zoomorfe, dalle fiasche a segreto alle coppe a segreto.
Alla base di questa nuova fioritura c’è il fondamentale lavoro di ricercatori come Guido Donatone e Gemma Furcolo Fiore.
Ariano Irpino
Nella pittoresco borgo irpino, la ceramica artigianale si esprime con disegni elaborati e tonalità vivaci, incantando visitatori e collezionisti. Il centro storico brulica di botteghe che tramandano l’arte della ceramica con passione.