Calitri
Ma la testimonianza più concreta è, come detto, quella del XVI secolo, precisamente del 1573, quando in una lettera del Cavaliere Gesualdo al cardinale Farnese si fa riferimento a vasi ordinati da inviare a Roma. Un’altra testimonianza riguarda la relazione del Vinaccia del 1737 che, nel descrivere le condizioni economiche del luogo, fa riferimento alla presenza di “due fornaciai in cuocer creta”. Ma le testimonianze più lampanti giungono dal secolo scorso, quando tracce di questa tradizionale attività compaiono anche lungo le strade del paese. Tra queste ricordiamo Vico Tornillo, che nel 700 era noto come Vico dei Tornilli, ossia artigiani che usavano il tornio a pedale per lavorare la creta; Via Faenzari, che prende il nome dagli artigiani che nel ‘600 sarebbero stati fatti venire da Faenza. I fornaciai, oltre ad occuparsi della produzione, vendevano direttamente il vasellame partecipando alle varie fiere che si tenevano nei paesi limitrofi.
Essi producevano anche quadroni per pavimenti in cotto, piastrelle per cucina dipinte con vari decori molto richiesti nella provincia di Salerno e in Basilicata. Gli smalti per i pezzi finiti venivano preparati utilizzando la silice quarzosa di Tropea mista all’ossido di piombo e di stagno. Il colore più usato era l’azzurro, poi il marrone, il giallo, meno il verde nelle sue varie gradazioni ed il rosso. Il motivo ricorrente era costituito dai “sing sing”, linee verticali che aumentando e diminuendo in lunghezza, decoravano la circonferenza dei manufatti.
Altri motivi decorativi erano la “rosa mascarina”, una rosa semplice che richiamava probabilmente quella selvatica. Non mancavano, nei servizi decorativi con stemmi o emblemi gentilizi, alberi, leoni o altri animali nel tipico colore azzurro, mentre le figure erano poco usate e apparirono tardi.
Calitri
incastonata nell’Irpinia, è famosa per le sue ceramiche raffinate, dove tradizione e creatività si fondono in pezzi unici. Le ceramiche calitrane raccontano storie di maestria artigianale.